sabato 26 dicembre 2020

STEP#PLUS: La mia ''cosa'' in un libro.


 Victor Hugo (Besançon, 26 febbraio 1802 – Parigi, 22 maggio 1885) è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo e politico francese, considerato il padre del Romanticismo in Francia. Si cimentò in numerosi campi, divenendo noto anche come saggista, aforista, artista visivo, statista e attivista per i diritti umani. L'attenzione ai problemi dell'attualità sociale prende corpo in appassionate lotte contro l'ingiustizia e l'oscurantismo: ''L'ultimo giorno di un condannato a morte'' (1829) e ''Claude Gueux'' (1834) sono allo stesso tempo romanzi storici e sociali impegnati in una lotta — l'abolizione della pena di morte — che supera i limiti della finzione. Così è anche per ''I miserabili'' (1862), che esce in pieno periodo realista ma che da esso riprende pochi elementi. (Per altre informazioni leggere qui.) I miserabili (Les Misérables) è considerato uno fra i romanzi più eccelsi del XIX secolo. Formato da 5 tomi, il libro è ambientato nella Francia della Restaurazione post-napoleonica. I protagonisti appartengono agli strati più bassi della società, i cosiddetti ''miserabili'' (caduti in miseria). Il protagonista è Jean Valjean che, per aiutare la sorella dovette rubare un misero pezzo di pane e per questo ''crimine'' viene ingiustamente condannato nel carcere di Tolosa, dal quale esce all'età di   46 anni. All'uscita dal carcera vagabonda per le città, fino a giungere nella città di Digne dove si imbatte nel vescovo della città,  Monsignor Myriel. In un primo momento Valjean diffida del prelato, giunge anzi a rubare le posate d'argento del vecchio e decide  di fuggire. Catturato dalla polizia, però, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo difende dai gendarmi sostenendo che fossero in realtà dei doni, e anzi lo rimprovera di non avere preso anche i candelabri d'argento, e glieli dona. Attraverso quel gesto, il monsignore conquista l'anima di Jean Valjean e la consacra a Dio. Quei due candelabri diventarono un simbolo per tutta l’esistenza di Valjean, così avviene la sua metamorfosi. Da lì in avanti inizia a compiere un sacco di opere buone sotto il falso nome di Monsieur Madeleine, crescendo anche una bimba Cosette non appena le muore la mamma che lavora nella sua fabbrica; mai il protagonista abbandonò quei candelabri e muore in pace accanto a questi ultimi.

 In quei candelabri è custodito il mistero dell’evento che da miserabile l’ha trasformato in un re. Capiamo, allora, perché proprio i due candelabri diverranno per lui il bene più caro. Essi materializzano - per così dire - il di più che Valjean ha ricevuto da Myriel: il potere di redamare, per dirla coi medievali, cioè di rispondere all’amore ricevuto in gratitudine. L’uomo redento non è semplicemente un uomo perdonato. Egli riceve in sovrappiù un potere che non aveva prima, che è il potere di partecipare della gratuità stessa di Dio. (leggere anche qui)

Non è un caso allora che il romanzo si apra con l’incontro tra Jean Valjean e il vescovo di Digne, che gli regala quei candelabri simbolo e veicolo della succitata redenzione, e si chiuda con l’immagine di quegli stessi candelabri che, a monito della grazia che si può ricevere col perdono, illuminano il vecchio Jean Valjean al momento della sua morte dopo aver attraversato con lui vent’anni di storia nazionale.

Può essere interessante vedere: https://www.primevideo.com/detail/0GM6XXIOGZB5RCGS3YWU4VNCR8/ref=atv_dp_share_cu_r

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