Victor Hugo (Besançon, 26 febbraio 1802 – Parigi, 22 maggio 1885) è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo e politico francese, considerato il padre del Romanticismo in Francia. Si cimentò in numerosi campi, divenendo noto anche come saggista, aforista, artista visivo, statista e attivista per i diritti umani. L'attenzione ai problemi dell'attualità sociale prende corpo in appassionate lotte contro l'ingiustizia e l'oscurantismo: ''L'ultimo giorno di un condannato a morte'' (1829) e ''Claude Gueux'' (1834) sono allo stesso tempo romanzi storici e sociali impegnati in una lotta — l'abolizione della pena di morte — che supera i limiti della finzione. Così è anche per ''I miserabili'' (1862), che esce in pieno periodo realista ma che da esso riprende pochi elementi. (Per altre informazioni leggere qui.) I miserabili (Les Misérables) è considerato uno fra i romanzi più eccelsi del XIX secolo. Formato da 5 tomi, il libro è ambientato nella Francia della Restaurazione post-napoleonica. I protagonisti appartengono agli strati più bassi della società, i cosiddetti ''miserabili'' (caduti in miseria). Il protagonista è Jean Valjean che, per aiutare la sorella dovette rubare un misero pezzo di pane e per questo ''crimine'' viene ingiustamente condannato nel carcere di Tolosa, dal quale esce all'età di 46 anni. All'uscita dal carcera vagabonda per le città, fino a giungere nella città di Digne dove si imbatte nel vescovo della città, Monsignor Myriel. In un primo momento Valjean diffida del prelato, giunge anzi a rubare le posate d'argento del vecchio e decide di fuggire. Catturato dalla polizia, però, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo difende dai gendarmi sostenendo che fossero in realtà dei doni, e anzi lo rimprovera di non avere preso anche i candelabri d'argento, e glieli dona. Attraverso quel gesto, il monsignore conquista l'anima di Jean Valjean e la consacra a Dio. Quei due candelabri diventarono un simbolo per tutta l’esistenza di Valjean, così avviene la sua metamorfosi. Da lì in avanti inizia a compiere un sacco di opere buone sotto il falso nome di Monsieur Madeleine, crescendo anche una bimba Cosette non appena le muore la mamma che lavora nella sua fabbrica; mai il protagonista abbandonò quei candelabri e muore in pace accanto a questi ultimi.
In quei candelabri è custodito il mistero dell’evento che da miserabile l’ha trasformato in un re. Capiamo, allora, perché proprio i due candelabri diverranno per lui il bene più caro. Essi materializzano - per così dire - il di più che Valjean ha ricevuto da Myriel: il potere di redamare, per dirla coi medievali, cioè di rispondere all’amore ricevuto in gratitudine. L’uomo redento non è semplicemente un uomo perdonato. Egli riceve in sovrappiù un potere che non aveva prima, che è il potere di partecipare della gratuità stessa di Dio. (leggere anche qui)
Non è un caso allora che il romanzo si apra con l’incontro tra Jean Valjean e il vescovo di Digne, che gli regala quei candelabri simbolo e veicolo della succitata redenzione, e si chiuda con l’immagine di quegli stessi candelabri che, a monito della grazia che si può ricevere col perdono, illuminano il vecchio Jean Valjean al momento della sua morte dopo aver attraversato con lui vent’anni di storia nazionale.
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